15 febbraio 2008

Phila





Durante la settimana del Darwin day, a Roma, nella sala conferenze de Museo Civico di Zoologia si è svolta ieri pomeriggio la conferenza di Orlando Franceschelli su “La teoria dell’evoluzione e il naturalismo darwiniano”. La realizzazione dell’evento è stata curata da Biblioteche di Roma e dal Circolo Gould.
Sala affollata, interventi molto creativi. E’ questa la prima di una serie di conferenze su sette domande cruciali, il nome del ciclo è ‘Darwiniana’. Preziose le indicazioni di metodo della ricerca scientifica. Accuratissime le diapositive di Giorgio Narducci. E’ seguito nella serata, nella sala di osteologia, uno spettacolo dal titolo accattivante ‘Chi ha paura delle conchiglie, delle farfalle e delle meduse?’. Musica, immagini e scienza con Roberto Argano, che ha introdotto gli ospiti con arguzia e alla fine chiuso con una storiella umoristica, con Ferdinando Boero (il papà delle meduse), con Marco Oliverio (esperto in molluschi) e con Valerio Sbordoni (il collezionista di farfalle). Coro armonico e percussioni di Mauro Tiberi, alle tastiere Massimiliano Buttarelli.
Osservati da alcuni scheletri di vari animali, tra cui emerge imponente quello di un elefante dalle grandi zanne, Roberto, dopo essere stato presentato da Vincenzo Vomero, direttore dei musei scientifici di Roma, introduce sorridendo il primo video sull’origine della vita sulla terra.
Mauro legge le metamorfosi e dirige i suoni quelli del coro e quelli delle percussioni. Vibrazioni intorno e sullo schermo l’acqua e l’aria, Mauro dice i giorni della creazione. I canti sono anch’essi appena creati e sono incomprensibili, misteriosi e godibilissimi. Mi sembra di ricordare quando ero anch’io una molecola di aminoacido. Dal coro emerge una nota unica interminabile che varia gradualmente in modo da sembrare casuale. Dune di sabbia, nuvole che carezzano la terra. Una linea d’orizzonte curva. Un fiume lento scorre fino alle cascate, che aprono abissi di vapori. Tamburi e trilli d’acciaio. Note aspre di pastori nuoresi. Ora il dolore diventa inesprimibile. Il livello sonoro s’innalza, si affievolisce. Cardini di porte arrugginite stridono e stritolano i centri nervosi acutamente. E’ il cervello che guida i giovani del coro o i suoni vengono fuori autonomamente come se esistessero da soli in un loro universo? Contrabbasso e tamburi lottano o si amano? Si guardano. Forse. Il canto si evolve in una specie di linguaggio che resta suono. Vuole restare suono fino alla fine e finisce.
Vincenzo presenta il video successivo con musica ‘progressive rock’ e scene che vanno dagli invertebrati ai vertebrati, ai carriarmati. La platea assiste in silenzio. Segue un video sulle meduse, e mi rendo conto che il tastierista sta creando al momento il commento e sarà così per tutti i commenti musicali (ce lo conferma Mauro). Assistiamo al sacro, come sacra è la forma delle meduse. Serenità liquida da cui abbiamo avuto origine, insieme alle forme fluttuanti, innumerevoli, ciascuna in sé è perfetta, ed è perfetta nell’insieme. Il tastierista suona quello che sente non quello che vede. Prima finisce il video e le immagini e poi la musica. Ora Ferdinando ci racconta che alleva meduse nel suo laboratorio. Da cinquecento milioni di anni (fine del supereone geologico precambriano) nessuna modificazione genetica, questa è la specie più antica e dunque la più evoluta. Il gene che ha prodotto i loro occhi ha un meccanismo che è identico a quello dell’uomo, e la loro riproduzione è sessuata. La loro simmetria è circolare, ma il cervello ha simmetria bilaterale. La specie si irradia in un migliaio di speciazioni. Si nutrono di plancton. Ai giorni nostri, a causa della drastica diminuzione della fauna ittica negli oceani, dovuta alla pesca a livello industriale, le meduse stanno ritornando a un numero elevato di elementi come negli oceani del precambriano. Nando ora ci racconta che il grande musicista Frank Zappa (Baltimora, 21 dicembre 1940 – Los Angeles, 4 dicembre 1993) ha composto una canzone dedicata alle meduse e conclude ricordando che le meduse sono velenose e che hanno ucciso più persone degli squali.
Si passa ora alla visione di un video sui coralli, con il coro di Mauro che improvvisa sempre con estremo rigore, mentre sullo schermo, in una notte di luna piena, spermatozoi e ovuli emessi dalle barriere coralline formano nuvole fluttuanti. Vincenzo ora presenta Marco che commenta un video sui molluschi. Sullo schermo danzano splendidi colori di gasteropodi gialli e neri, rossi e viola e saltellamenti di bivalvi. La tastiera emette suoni e una grande tridacna chiude le sue labbra blu. Stupore ed estasi di forme mutevoli e ondeggianti. Perché una sottospecie di Murex ha le spine e un’altra no? Uno studioso cieco ha studiato la faccenda col tatto ed è giunto a conclusioni interessanti. Le spine sono molto fragili dunque non sono un sistema di difesa diretto, ma aumentano il volume esterno e dunque i pesci con la bocca piccola non se ne nutrono. Un ottimo sistema di difesa non offensivo! Le murex con spine si muovono sulla sabbia dei fondali, le murex senza spine sotto la sabbia. I conidi hanno occhi e sono velenosi, da sotto la sabbia vedono un pesciolino da catturare, gli sparano un dardo con la loro cerbottana e se lo inghiottono intero lentamente: ci mettono da dieci a dodici ore. Il veleno nel dardo è un mix di elementi più potente della morfina. Il pesciolino inghiottito è anestetizzato. Mauro ha finito.
Vincenzo ci presenta un video porno molto hard: due lumache ermafrodite in accoppiamento. Percussioni, vibrazioni, brividi. Si passa al video delle farfalle. Sempre sorprendente il passaggio dalla crisalide alla multicolore creatura alata. Delle centosessantacinquemila specie, venticinquemila sono diurne, dunque la maggioranza sono creature notturne e fra queste alcune si nutrono di sangue (attaccano anche gli esseri umani). E’ probabile che sulle foglie delle piante della foresta abbiano un tempo trovato il sudore degli animali che vi erano passati sopra e da qui a cercare gli animali e il canale lacrimale dei loro occhi e poi il sangue, non ci sarà voluto molto tempo. Wallace e Bates furono cacciatori di farfalle in Amazzonia e in Malesia e nelle Molucche. Oggi gli studi sulle speciazioni sono eseguiti analizzando il DNA delle farfalle. Anche sull’Himalaya a 5600 metri d’altezza si trovano moltissime specie. Si ricorda il mimetismo e la velenosità di alcune per gli uccelli che vorrebbero nutrirsene.
La serata si conclude con un video sulla deforestazione dell’Amazzonia. Applausi e saluti.

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