08 marzo 2008

Pane e olio



“ Mi raccomando, devi farti dare dal fornaio sette pani e devono avere sopra una croce!” mi gridava nonna Giuseppina dalla finestra mentre correvo per la strada in salita, felice di avere un compito di riguardo. Il giorno prima per tutto il pomeriggio aveva impastato il pane con la farina del grano proveniente dalla nostra campagna. Nella piccola cucina aveva faticato a lungo mescolando acqua e farina e lievito nella madia incrostata dal tempo, aveva fatto sette forme rotonde col segno sopra perché al forno non si confondessero con le altre, straniere. Il commesso del fornaio le aveva allineate su due lunghe tavole e le aveva portate alla cottura. Il profumo nel panificio mi stordiva mentre attendevo paziente il mio turno. Le grandi borse pesavano al ritorno e scottavano ma mi attendeva una golosa ricompensa. La nonna affettava due belle fette e le bagnava d’olio, quello dei nostri ulivi, denso scuro odorosissimo. Una fetta per sé ed una per me: pane e olio. Mangiavamo in silenzio nella cucina seduti davanti alla piccola tavola col cassetto pieno di pezzi di formaggio pecorino. Lo stomaco si saziava e il cuore sorrideva. La nonna sorrideva. Talvolta, sulla fetta di pane,  la  nonna  metteva anche qualche scaglia di pecorino. Pane caldo e olio. Doni meravigliosi.

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