16 dicembre 2009

Il silenzio d'una pagina bianca - Seminario del circolo Bateson del 12/13 dicembre 2009







Elaborazione di G.D.


‘Non ordisco intrighi, non tramo trame,
Stima e disistima per me sono uguali,
Una vita semplice mi allunga la vita.
Quelli che incontro sulla mia strada
Sono tutti quanti Immortali
Che sui loro seggi tranquilli commentano
Le Scritture della Corte Gialla.’

Wu Ch’eng-en  Lo Scimmiotto - pag. 10
Biblioteca Adelphi 34 Quarta edizione febbraio 2002

Il silenzio d’una pagina bianca

Vi voglio raccontare una storia che ho sentito tanti e tanti anni fa. La storia di una pagina bianca. Era una pagina che voleva nascere, essere pensata, ma non aveva il coraggio di apparire. Credeva che fosse opportuno rimanere nel mondo delle cose inespresse.

Non sapeva neanche di esistere né che avrebbe avuto bisogno di una mente per essere accolta nell’oceano sconfinato delle pagine scritte.

Un giorno aveva eseguito una danza senza significato ed era precipitata in un luogo colmo di cose di carta: tutti libri pubblicati da tutte le case editrici di tutto l’universo. Quante lingue sconosciute e quanti esseri di pianeti vicini o lontanissimi avevano dato forma a storie, pensieri, calcoli, descrizioni. Disturbata dalla quantità di quelle storie era immediatamente scomparsa nel suo paese inesistente. Turbata dalle ripetizioni, dai masticamenti e dall’odore asfissiante delle copiature, dall’erudizione di quelle pagine che avevano avuto l’ardire di nascere.

Sarebbe stato opportuno rimanere inespressa eppure…….il desiderio di colmare la sua tristezza era molto forte.

-Se nasco dovrò pure morire- pensava la storia senza accorgersi che era circondata fino all’infinito da altre come lei, pagine bianche, sole e ancora mute…credeva che il candore abbagliante che la circondava fosse il nulla e non le altre solitudini nell’attesa d’una mente capace di coraggio. Forse in futuro…pensava…E intanto era felice di non esserci ancora in quel luogo dove tutto era destinato a dissolversi senza altro significato che il riciclarsi inconsapevole in differenti esistenze.

(Controllo ortografia e grammatica )E’ preferibile non apostrofare un articolo. Controllare: d’una.

Ad un tratto si accorse di impalpabili venature che la percorrevano, linee parallele grigio chiaro nel verso del suo lato minore. Righe o righi.

-Potrei fare parte di un quaderno di temi - pensò - O di uno spartito musicale, così conciata-. Durò poco, in breve tornò bianca: non avrebbe mai sopportato costrizioni o vincoli di nessun genere. Qualcuno la stava già usando ma, delicatamente, così da non fargliene accorgere.

Perché mai sarebbe più dignitoso non attaccare una virgola volante prima d’un articolo?

Uno dei suoi angoli retti cominciava ad esigere una regola, un significato, una morale e questo alla pagina, che non era ancora neanche un foglio di carta, ma solo un’idea, non andava proprio a genio. Si rendeva conto che avrebbe cominciato ad avvizzirsi, accartocciarsi e finire nel mucchio di foglie secche in fondo al giardino, pronte per essere bruciate. Fosse stato possibile rimanere innocente, fosse stato probabile evitare d’essere scialba, insapore, avrebbe osato mostrarsi. Dai cumuli di sciocchezze già scritte aveva capito quanto facile fosse incorrere in simili colpevoli trappole. Il tempo non aveva nessuna ragione di scorrere perché la pagina rimaneva nel suo posto, ubbidiente a se stessa, dal punto in cui aveva iniziato a sentirsi esistere. Avvenne comunque che iniziò a commuoversi: aveva sentito che in un piccolo pianeta di un’immensa galassia vivevano degli esseri che avevano bisogno di comunicare per sentirsi vivi. Per credersi importanti a quelle creature non bastava guardarsi, farsi dei gesti o toccarsi; volevano anche comunicare con dei segni rintracciabili. Avevano iniziato con disegni sulle pareti delle caverne, in cui si riparavano per la notte, e sulle foglie delle piante e sulla corteccia degli alberi, sulle pietre e su fogli bianchi di carta.

Fu quella volta che prese coscienza e decise che era venuta l’ora di essere utile, a costo della morte. Quegli esseri piagnucolosi facevano davvero pena…….si trasformò in…..



Una lettera

Tullio saluta i suoi Terenzia, Tulliola e Cicerone

Ho ricevuto da Aristocrito tre lettere che io ho quasi cancellato con le lacrime. Mi struggo, infatti, nella tristezza, o mia Terenzia, né le mie sventure mi tormentano più delle tue e delle vostre. Io, invece, per questo sono più infelice di te che sei molto sventurata, perchè la medesima disgrazia è comune a tutti e due, ma la colpa è soltanto mia. Sarebbe stato mio dovere o accettando la missione evitare il pericolo o di resistere con diligenza e mezzi o di cadere coraggiosamente. Per noi niente fu più meschino, più turpe e più indegno di questo. Per cui sono afflitto tanto dal dolore, quanto anche dalla vergogna. Infatti, io mi vergogno di non aver mostrato virtù e zelo alla mia ottima moglie e ai miei dolcissimi figli. Infatti, la vostra desolazione, la tristezza, il tuo precario stato di salute mi stanno dinanzi agli occhi giorno e notte, mentre mi appare molto debole la speranza della salvezza. Molti ci sono avversari, quasi tutti livorosi .Ma tuttavia, per tutto il tempo che voi sarete nella speranza (finché avrete speranza), io non verrò meno, affinché non sembri che tutto sia precipitato per colpa mia.

Un pensierino di una bambina su un quaderno

Io da grande voglio fare la mamma e prima mi voglio sposare con l’abito bianco in una grande chiesa piena di fiori e con tantissimi invitati e voglio anche il telegramma del Papa.

Una frase lungamente attesa

Carissima, non faccio altro che pensarti, sognarti e sperare di averti ancora una volta qui. Sempre abbracciati, come quella notte trascorsa nella baita sulla montagna, prigionieri del silenzio e della neve, col fuoco del camino sempre acceso.

L’Indice d’ un libro

Ringraziamenti 11

1. Introduzione 13

2. Ogni scolaretto sa che… 39

I. La scienza non prova mai nulla 43

II. La mappa non è il territorio e il nome non è la cosa designata 47

Un studio di matematica

La parabola si puo' presentare nella forma:

y = ax2

Per tracciarla basta ricordare che si tratta della parabola con vertice nell'origine e con concavità

verso l'alto se a è maggiore di  0, altrimenti la concavità e' verso il basso

Un disegno




Un epitaffio

Ciò che siamo sarete. Ciò che siete fummo

Un SOS
… _ _ _ …

Oramai la pagina non aveva più la purezza del silenzio, si trasformò continuamente in mille e mille oggetti, di comunicazione; anche se quegli esseri assurdi continuavano a lamentarsi di non sapere come fare per sentirsi meno soli e per raggiungere la conoscenza di tutto ciò che era possibile sapere.

Finì bruciata, come foglio d’un giornale usato per accendere un falò in una radura del bosco. Era uno di quei giornali mentitori come ce n’erano tanti. Il cielo notturno era colmo di astri lucenti. Era primavera inoltrata. Attorno al falò, visi di bambine e di bambini, guardavano incantati quel foglio, che insieme ad altri crepitava per infiammare la legna secca accostata: sembrava che non volesse consumarsi in cenere.

Poi anche quello si sbriciolò, sbuffando intorno una polvere grigia. Tutti cominciarono ad osservare le stelle.

Giuseppe Davì

Preparata per il seminario del circolo Bateson del 12/13 dicembre 2009

“……Che storia mi racconti?” Legambiente Roma Sede Nazionale

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